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Prime impressioni da Bruxelles

L’esperienza Erasmus sopraggiunge come un tornado, sorpresa e tumulto di emozioni. Tutte le partenze con i propri alunni sono un momento di gioia ma Erasmus è la realtà tangibile delle best practices non solo per i ragazzi ma anche per i docenti che sperimentano forme di apprendimento autentico e significativo del percorso fatto, funge da catalizzatore di nuove idee e risveglia anche le menti più cristallizzate. Il nostro secondo giorno, volto alla conoscenza fra le due scolaresche italiane e svedesi, aveva come obiettivo quello di superare lo iato di chi si incontra per la prima volta e si muove come monadi separate nello spazio in una location luminosa, l’Istituto Nordico. Ogni incontro umano si svolge nel qui ed ora, gli occhi e lo sguardo di ciascuno dei ragazzi sono parabole di specchi che si intrecciano alla ricerca di qualcosa che li rassicura. Dei semplici ma efficaci giochi sociali, mirati alla conoscenza, hanno consentito di rompere quel silenzio, anticipatore di relazioni empatiche che gli adolescenti spesso raggiungono con naturalezza e che annullano tutte le differenze e le stereotipie cucite dagli adulti. Si avvicina l’ora di pranzo ed i nostri giovani ragazzi seppur affamati, corrono per raggiungere il centro di Bruxelles, Grand Place. Per strada commentano le meraviglie di una città che ospita tutte le culture mondiali, alcuni sono estasiati nell’ammirare palazzi di vetro che rappresentano nella loro architettura la ricchezza ed il benessere, altri colgono l’ossimoro della vulnerabilità di coloro che hanno fatto della strada un loro appartamento.

Con il city game i ragazzi corrono per le vie della città, divisi in piccoli gruppi, alla ricerca del monumento indicato nelle attività, cercando sui loro cellulari di sperimentare orientamento ed autonomia, fotografando le meraviglie che incontrano, intervistando i passanti per poi realizzare i loro podcast.

Prof. ssa Marinella Boria


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